In
questa sezione potete trovare utili approfondimenti
su argomenti di carattere medico
Barotraumi:
BAROTRAUMA DELL'ORECCHIO
MEDIO
É
il tipo più comune di barotrauma, provocato dalla
difficoltà di esecuzione delle tecniche di compensazione
o da manovre troppo forzate, che irritano ulteriormente
un sistema già non perfettamente integro.
È più frequente in subacquei inesperti.
Fattori facilitanti
1. Freddo
2. Infiammazioni delle prime vie respiratorie
3. Anormalità anatomiche
Classificazione per gradi
Grado 0: Membrana timpanica normale
Grado 1: Arrossamento del manico del martello
Grado 2: Flogosi dell'intera membrana del timpano
Grado 3: Petecchie emorragiche. Livello idroaereo
Grado 4: Perforazione della membrana
Sintomi e segni
1. Dolore
2. Sensazione di pienezza nell'orecchio
3. Lieve perdita dell'udito nel lato interessato
4. Febbre
Il meccanismo del barotrauma dell’orecchio medio
è semplice e dovrebbe poter essere facilmente
prevenuto. La membrana del timpano costituisce la parete
esterna della cavità dell’orecchio, detta
orecchio medio. In questa cavità c’è
aria ed è contenuta la catena degli ossicini,
cioè quella struttura ossea che permette il passaggio
dell’onda sonora dall’esterno verso l’orecchio
interno, dove sarà trasformata in stimolo elettrico,
inviata al cervello e percepita come suono. Questa cavità
ha una comunicazione con l’esterno rappresentata
dalla tuba di Eustachio, che la mette in collegamento
con il faringe. Tale collegamento serve per consentire
il ricambio dell’aria e per equilibrare la pressione
in occasione anche della più piccola variazione
esterna. La tuba è una struttura in parte cartilaginea
e in parte ossea. È rivestita da tessuto mucoso.
I fenomeni di ricambio dell’aria e di piccole
compensazioni avvengono automaticamente, di solito a
seguito della deglutizione o dello sbadiglio. Nel corso
di un’immersione la necessità di compensazione
è frequente e maggiore. In discesa, infatti,
la pressione esterna tende a piegare verso l’interno
la membrana timpanica. Questo processo, superato un
certo limite – molto piccolo – genera dolore.
Tale dolore è così acuto che il subacqueo
di solito interrompe la discesa. Se l’aumento
di pressione dovesse continuare si arriverebbe alla
rottura della membrana, circostanza in cui il dolore
cessa improvvisamente perché la tensione si scarica
del tutto, ma iniziano problemi relativi alla penetrazione
d’acqua nell’orecchio medio e alla rottura
stessa.
Per evitare questo trauma il subacqueo può volontariamente
forzare l’ingresso di aria attraverso la tuba
di Eustachio, mediante manovre particolari, la più
conosciuta delle quali è la «manovra di
Valsalva»: chiuso il naso con le dita, si forza
l’espirazione a bocca chiusa. Questo aumenta la
pressione all’interno del faringe e la tuba si
apre, permettendo il passaggio di una quantità
di gas sufficiente a riportare in equilibrio la membrana.
Cause
Tutte le situazioni cliniche che provocano un aumento
di volume della mucosa, in pratica tutte le infiammazioni,
acute e croniche, delle prime vie respiratorie, rendono
difficoltoso e spesso addirittura impossibile il meccanismo
della compensazione.
Da un punto di vista tecnico il subacqueo inizia le
manovre di compensazione quando comincia a sentirne
l’esigenza, rappresentata da una sensazione di
ovattamento alle orecchie. La maggiore tensione della
membrana timpanica dà, infatti, questa sensazione.
Il dolore rappresenta un meccanismo di difesa del corpo
per cui compensare quando c’è già
dolore è del tutto sbagliato. Se la compensazione
risulta difficoltosa o insorge dolore, la discesa deve
essere interrotta. Poiché questo fenomeno avviene
entro i primi metri, dove si realizza la maggiore variazione
di volume del gas, è consigliabile risalire di
qualche metro o tornare in superficie. A volte può
bastare soffiarsi il naso per pulirlo da residui mucosi,
ma nella maggior parte dei casi la difficoltà
è prodotta da una vera ostruzione delle tube,
per cui sarebbe meglio rimandare l’immersione
a giorni più idonei. Il tentativo di continuare
comunque l’immersione porta a due conseguenze.
Se tutto va bene l’immersione si conclude regolarmente.
Rimane traccia del problema iniziale sotto forma di
arrossamento della zona centrale della membrana timpanica.
Se il problema di partenza è più grave
le cose si complicano. Durante la discesa, infatti,
con l’aumentare della pressione, il subacqueo
può intervenire volontariamente sulla compensazione
con le varie tecniche. Forzando un po’ –
cosa che, ripetiamo, è sconsigliata – può
riuscire a superare la fascia dei primi 10 metri, che
è quella più impegnativa per questo tipo
di manovra. In risalita deve però avvenire il
fenomeno opposto: bisogna cioè che il gas in
eccesso contenuto all’interno dell’orecchio
medio esca. Tuttavia non c’è alcuna possibilità
di aiutare questa uscita. L’apertura della tuba
dall’interno verso l’esterno parte autonomamente
quando si crea una certa differenza di pressione tra
orecchio medio e faringe. Ma se la tuba ha le pareti
più spesse perché infiammate, è
probabile che prima di riuscire ad aprirsi la sua strada
naturale, la pressione maggiore provochi una estroflessione
eccessiva della membrana timpanica, con conseguente
barotrauma o, addirittura, la rottura della stessa.
Questo meccanismo può essere considerato scontato,
per cui è bene che il subacqueo consideri con
grande attenzione le condizioni di salute non solo prima
di un’immersione, ma anche prima di intraprendere
un viaggio per andare sott’acqua. Ci riferiamo,
in particolare, a coloro che, vivendo lontano dal mare,
programmano una gita con immersione anche a distanza
di giorni, con levataccia, fatica e pranzo incluso.
Una volta in vista del mare è difficile rinunciare
ad immergersi perché si è «soltanto»
un po’ raffreddati, ma è bene essere consapevoli
delle conseguenze.
Trattamento
Il problema del barotrauma dell’orecchio medio
è di competenza dell’otorino, ma il riferimento
varia in funzione della gravità. Qui vogliamo
ricordare che per le forme più gravi, tipo il
terzo o quarto grado, possono essere necessari sia il
trattamento antibiotico per prevenire infezioni che
il ricovero, per cui è bene non trascurare l’incidente
e rivolgersi almeno al proprio medico curante.
Cosa fare dopo un barotrauma dell’orecchio medio
Grado 1: 7 giorni di esenza dalle immersioni
Grado 2: 14 giorni di esenza dalle immersioni
Grado 3: 1 mese di esenza dalle immersioni
Grado 4: 3 mesi di esenza dalle immersioni
Per i gradi 3 e 4 si consiglia vivamente di effettuare
poi un’accurata valutazione della funzionalità
sia tubarica che timpanica prima di riprendere l’attività
subacquea.
Prevenzione
1. Non fare immersioni con infiammazione delle vie respiratorie
2. Non forzare la compensazione
3. Compensare durante la discesa senza attendere il
dolore
4. Idratarsi a sufficienza, specie durante viaggi in
macchina o in aereo
Uso di farmaci preventivi o curativi
L’uso di vasocostrittori, sotto forma di spray
nasali, è sconsigliato. Questo per due motivi.
Il primo è che l’efficacia di questi farmaci
ha una breve durata, ulteriormente ridotta dall’immersione
stessa. Il secondo è che, se il farmaco perde
la sua efficacia durante l’immersione, il barotrauma
in risalita è assicurato e può essere
molto grave.

|